Una bellissima esperienza quella di sabato 9 aprile alla cantina Terlan.
Il Presidente Georg Holler in persona ci ha guidato nell’immensa cantina spiegandoci le varie parti che la compongono e che si sono aggiunte nel corso degli anni a partire dal 1926, data in cui la prima cooperativa vitivinicola italiana, costituita nel 1893 dai viticoltori dei paesi di Terlano, Andriano ed Egna, si è trasferita nella sede odierna.
Tra le aree di singolare interesse vi è la parte antica, dove riposano bottiglie conservate dal 1955 periodicamente controllate e rabboccate, che trasmettono il fascino del passato.
Un’altra parte riguarda la nuova cantina, realizzata senza l’aiuto dei fondi europei, inizialmente previsti, dove le botti, i tonneau e le barrique sono completamente circondate dalle rocce di porfido quarzifero, compreso il pavimento e il soffitto.
Questa roccia di origine vulcanica offre proprio a Terlano la possibilità di far crescere la vite in maniera solida ed il terreno non compattato permette alle radici di crescere in profondità e di arricchirsi di sostanze minerali, come abbiamo potuto riscontrare dalla sezione resa visibile con l’uso di un materiale trasparente.
A differenza dei terreni di Andriano più calcarei, quelli di Terlano sono più adatti all’invecchiamento.
Nel 1979, data memorabile di cui si conserva ancora la rarità di terlaner, Sebastian Stocker, l’enologo che a soli 26 anni si occupò fino al 1999 della cantina Terlan, decise per primo l’uso del legno per il pinot bianco dando poi origine alla riserva Vorberg ed altri vitigni di uva a bacca bianca.
Da quel momento la cantina ha sempre posto molta attenzione ai cru destinati all’invecchiamento compreso il famoso Porphyr, riserva cru di lagrein ottenuto da vitigni di età compresa tra i10 e gli 80 anni, all’altitudine di 250 metri sul livello del mare.
Dona grande entusiasmo la riserva di gewurtztraminer “Lunare”, DOC dell’Alto Adige e non di Terlano, non rientrando come vitigno tra quelli inclusi nel disciplinare.
Un altro eccellente risultato è stato raggiunto con il “I”, sole 3700 bottiglie per la cuvèe del già ben riuscito blend di pinot bianco, chardonnay e sauvignon con passaggio in tonneau di cui al momento abbiamo due sole annate: 2011 e 2013. Al naso si notano subito le caratteristiche che contraddistinguono sia il Terlaner che in maggior misura la Nova Domus ma di sicuro con un’intensità e una persistenza maggiore.
A conclusione della visita, un tempo uggioso ci attendeva in superficie e ha creato l’occasione per farci conoscere l’accuratezza dei sistemi di rilevamento atmosferico, capaci in tempi rapidissimi, dopo un’analisi dati, di inviare i trattamenti da eseguire in condizioni critiche.
Alla prossima visita!
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